“Quanto zucchero?” “No. Lo prendo amaro” “Io, invece, ne metto almeno due. Il caffè mi piace dolce.”
Zucchero: c’è chi lo ama e chi lo odia. Vi siete mai domandati come mai alcune persone non riescano a fare di bevande zuccherate e altra invece riesca persino a bere caffè amaro?
La risposta è semplice: lo zucchero produce dipendenza. Come per la nicotina, gli stessi neurotrasmettitori dell’appagamento inviano segnali al cervello che via via si rende assuefatto allo zucchero e, in caso di carenza, manda un preciso segnale di dipendenza.
Non ci sarebbe nulla di male se lo zucchero ingerito non presentasse, però, un conto “salato”.
In primo luogo lo zucchero è un killer per l’equilibrio glicemico e i casi di diabete sono in vertiginoso aumento soprattutto in giovane età. Per controllare il processo l’organismo produce insulina che, se è in eccesso, a sua volta danneggia il pancreas. Inoltre, non solo un elevato consumo di zucchero crea ansia e depressione, ma soprattutto, ed è la cosa più evidente, incide sul peso corporeo in quanto, una volta ingerito, esso viene tramutato dal fegato in grasso che magari rovinasse solo l’estetica!
È un circolo vizioso; un consumo abbondante di zucchero induce a richiederne sempre in misura maggiore aumentando la soglia di glicemia nel sangue senza alcun apporto nutrizionale, né vitamine né minerali.
Sempre a danno dell’estetica lo zucchero invecchia la pelle.
Attraverso il processo di glicazione interferisce con il collagene rendendo la cute rugosa e opaca.
Che rovini i denti lo sanno anche i bambini, ma non solo, essendo causa di infiammazione, può essere responsabile di malattie cardiache, artrite, colon diverticoli. Già il colon! Una sorta di prima linea che viene duramente colpita dallo zucchero perché nutre i batteri insani e i parassiti dell’intestino indebolendo il sistema immunitario che lì ha il suo “quartier generale”.
Bene! Rinunciamo allora allo zucchero.
Attenzione; non è così facile!
Lo zucchero è presente dappertutto. Non solo nei dolci, biscotti,caramelle, cioccolata, succhi di frutta, gelati, bevande gassate, bibite, marmellate, prodotti per l’infanzia, merendine, ma anche in tantissimi, troppi, alimenti preconfezionati che all’apparenza non sembrano neppure dolci.
Per ridurne il consumo bisogna essere consapevoli che lo zucchero crea una vera dipendenza e che, quindi, il processo di disintossicazione sarà lungo e complesso.
Difficile da credere? Bastano pochi giorni di mancato consumo per sentire i classici sintomi di astinenza.
Ovviamente non è impossibile: basta ridurre progressivamente le quantità ingerite prestando attenzione a cosa si assume.
Ma perché non usare i dolcificanti?
Sembra l’uovo di Colombo, ma, forse, non è proprio così. L’uso dei dolcificanti in realtà resta un palliativo. Tampona il problema, ma non risolve e alcuni di essi sono stati negli anni messi sotto i riflettori dei media e degli stessi produttori.
La Saccarina è stata messa sotto accusa perché ritenuta la causa probabile di tumori alla vescica nelle cavie senza tuttavia trovare riscontro nelle specie umana, tanto che dopo 20 anni è stata stralciata dal registro delle certezze oncologiche.
L‘Aspartame ha instillato il dubbio nei ricercatori di un suo possibile collegamento con lo sviluppo di tumori al cervello, anche se le date di commercializzazione raffrontate a questo screening non erano coincidenti. Però una decina d’anni or sono è scattato un nuovo allarme riguardo allo sviluppo di leucemie e linfomi nelle cavie trattate con questo dolcificante, senza però conferme sulle persone.
La Stevia, una pianta del Brasile che ha un coefficiente di capacità dolcificante molto alto, non crea sovrappeso, non da problemi ai denti, cura la pelle ed è anche un antibatterico; peccato che abbia fatto nascere il sospetto di cancerosità per i suoi principi attivi, specie lo steviolo, anche se la questione è controversa, tant’è che viene usata per la preparazione di alcune bevande light e nella UE è ammessa come integratore alimentare.
L’Acesulfamene k non da apporto energetico, ma neppure si ripercuote sull’indice glicemico. Viene eliminato in parte nelle orine, il resto nelle feci. Queste ultime nell’intestino si comportano come spugne assorbenti, richiamando acqua e rendendo liquide le feci, con risultati piuttosto ovvi.
Il Sucralosio è stato accettato nel range della sicurezza alimentare ed ha un apporto dolcificante importante, ma resta aperto qualche interrogativo con una sua eventuale interferenza con la ghiandola timo che sovrintende il regolamento del sistema immunitario.
Fatto questo breve excursus la scelta migliore per la propria salute è evidente: nutrirsi con intelligenza senza diventare dipendenti dai piaceri del palato.